Ora fare i turisti tra le vigne è una cosa seria: cosa dice la legge sull …

Ai brindisi di fine anno, i vignaioli italiani hanno avuto un doppio motivo per alzare i calici: dopo 25 anni il mondo del turismo del vino conquista il suo primo storico quadro normativo. Non era mai accaduto che il cosiddetto enoturismo entrasse, attraverso la Legge di Bilancio, nel quadro legislativo italiano. Basta pensare che il termine enoturista appare per la prima volta una ventina di anni fa, ma diventa un neologismo a tutti gli effetti solo nel 2008. Questo la dice lunga su quanto sia giovane questo mondo e il suo concetto nella società. 

Nonostante l’Italia abbia un patrimonio vitivinicolo unico nel suo genere e una varietà ampelografica di indiscusso valore paesaggistico, naturalistico e anche economico-produttivo, è solo nell’ultimo decennio che, accanto alla produzione enologica sempre più improntata alla qualità, si è fatta strada una forma di turismo con una sua identità specifica, in grado di rappresentare oggi un vero asset strategico per lo sviluppo della vitivinicoltura nazionale. L’Enoturismo, con i suoi 2,5 miliardi di euro di fatturato annuale e 13 milioni di arrivi in cantina (dati Movimento Turismo del Vino Italia) necessitava quindi di un quadro di riferimento normativo, con regole adeguate, al fine di valorizzare, promuove e disciplinare non solo i territori ad alta vocazione vitivinicola ma anche di agevolare gli stessi vignaioli.


E, dunque, cosa cambia per le cantine che da gennaio 2018 dovranno rapportarsi al nuovo (e unico) testo sull’Enoturismo determinato in sede legislativa? Innanzitutto, il disegno di legge si compone di 10 articoli che, seguendo l’emendamento (art. 1, comma 292), “intendono tutte le attività di conoscenza del vino espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni vinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell’ambito delle cantine”. 


Ma chi potrà svolgere enoturismo? Si chiarisce che sono autorizzate solo quelle aziende agricole – e quelle di imbottigliamento – situate in zone di vini Docg, Doc e Igt. Inoltre, da adesso, questi soggetti hanno la possibilità di fatturare degustazioni, visite in cantina, vendemmie esperienziali e “pacchetti”, equiparando la disciplina fiscale di queste attività a quella agrituristica. Mentre il regime forfettario dell’imposta sul valore aggiunto sarà applicato solo per i produttori agricoli che svolgono la propria attività nell’ambito di un’azienda agricola. Alle cantine basterà presentare una “Scia” al comune di competenza per esercitare le attività di promozione e conoscenza del vino.

Si aprono nuovi scenari anche per il lavoro nel settore: coinvolgendo tutta la filiera e facendo divenire il mondo del vino un veicolo di connettività con cui costruire reti culturali, sociali ed economiche, potrebbero aggiungersi altre certificazioni e formazioni ad hoc per gli operatori enoturistici. Invece, riguardo le altre disposizioni, sono già previste: (art. 5) un’apposita cartellonistica stradale e la creazione di un osservatorio nazionale sul settore(art 6). E si cita anche la produzione di olio di oliva. Per quest’ultima, si estende (art. 8) l’applicazione della legge all’ambito della valorizzazione delle produzioni di olio di oliva. 

 Novità anche per l’olio d’oliva
 

È vero quindi che, fin qui, le degustazioni si son sempre fatte non rispettando una legge, che, nella realtà dei fatti, non esisteva. E perciò la novità è già la legge stessa. “L’obiettivo – ha confermato il senatore Dario Stefàno – era disciplinare l’attività di centinaia di aziende italiane e valorizzare i territori di produzione che ospitano oltre 15 milioni di turisti e winelovers ogni anno. È un straordinario traguardo per il mondo enologico, raggiunto anche grazie alla positiva interlocuzione con la struttura legislativa del Mipaaf e con lo stesso Ministro Martina e con i colleghi della ComAgri della Camera dei Deputati. Abbiamo declinato compiutamente la straordinaria portata di una attività complementare a quella di produzione de vino, andando a riempire lo spazio lasciato vuoto lo scorso anno dal Testo Unico del Vino. Ora dobbiamo concentrarci sull’istruzione e sulla formazione per irrobustire la cultura del vino e diventare leader assoluti nel mondo. Nella prossima legislatura l’impegno è di estendere le norme all’olio extravergine”.

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