Sicilia al Vinitaly: Enoturismo tra eccellenze e opportunità

In Italia il settore vanta un volume d’affari pari a tre miliardi di euro. In Sicilia crescita del 70%. Chiara Planeta: «Lo scorso anno, contando gli eventi, abbiamo avuto 15.000 visitatori in cantina»

VERONA. Quando si parla di vino, nell’immaginario collettivo spesso si pensa solo ai processi produttivi come coltivazione, raccolta, trasformazione, ma dietro a una bottiglia si nascondono lavoratori impegnati in ben 18 settori. Secondo l’indagine Coldiretti sui “vini Doc e impatto occupazionale a livello provinciale” presentata al 51° Vinitaly, lo scorso anno il settore ha dato nel nostro paese lavoro a 1,3 milioni di persone. Tra queste, oltre a quelle impegnate direttamente nelle vigne e nelle cantine, molte si occupano di altre attività di servizio e di indotto: dall’industria vetraria a quella dei tappi, fino ad arrivare al mercato del benessere, l’editoria e l’enoturismo. Quest’ultimo, secondo l’Osservatorio del Turismo del Vino di Città del Vino/Università di Salerno, conta numeri in forte crescita, avendo registrato nel 2016 un volume d’affari pari a tre miliardi di euro (500 milioni più dell’anno precedente). A scegliere le “città del Vino” sono stati 14 milioni di appassionati ed esperti di enogastronomia. In Sicilia questo potenziale è ancora da sfruttare al meglio, sebbene sia in forte crescita, con un aumento del 70% negli ultimi 15 anni. «La Sicilia è cambiata e sta cambiando – ci spiega l’assessore regionale all’agricoltura, Antonello Cracolici – grazie a una consapevolezza maggiore che coniuga prodotto e territorio».

PLANETA, I PIONIERI DELL’ENOTURISMO SICILIANO. «Abbiamo aperto le porte delle nostre cantine già nel 1995. Oggi vi registriamo circa 15.000 visitatori l’anno grazie anche alle attività quotidiane e agli eventi culturali e artistici». Nelle parole di Chiara Planeta non può che trasparire un pizzico d’orgoglio per essere stati pionieridell’enoturismo siciliano. Oltre a presentare i nuovi vini (lo chardonnay “Didacus”, il Mamertino di Capo Milazzo e “Terebinto”, primo grillo in purezza prodotto dall’azienda a Menfi) l’azienda ha introdotto a Vinitaly la nuova “Foresteria” di Palermo, che si affianca al “Wine Resort” di Menfi. «I nostri Winetour – continua Chiara Planeta – conducono gli appassionati in cinque affascinanti zone dell’isola (Menfi, Vittoria, Noto, Etna, Capo Milazzo) e si caratterizzano per pacchetti che dalla semplice visita in cantina arrivano all’ospitalità e ai pranzi a “Casa Planeta”, dove proponiamo le nostre ricette tradizionali». Ma, al di là dell’aumento del numero di enoturisti, come è cambiato in questi anni l’approccio a questo mondo? «Oggi – spiega ancora Planeta – ci sono sempre più tour operator specializzati in enogastronomia e, al contempo, sempre più piccoli gruppi alla ricerca delle nostre tradizioni». Per quanto riguarda la provenienza dei turisti, invece, è interessante notare come a fianco di un forte numero di presenze dall’estero (il cui mercato rappresenta circa il 50% del fatturato dell’azienda) siano in aumento i siciliani che vogliono riscoprire la loro stessa terra. «Gli italiani in genere, prediligono il periodo estivo, durante il quale ci sono le ferie, mentre per quanto riguarda gli stranieri incidono anche le politiche delle compagnie aeree che collegano la Sicilia col resto d’Europa».

La cantina Benanti, a Viagrande (CT)

BENANTI: L’ETNA SEMPRE PIU’ GREEN. «Sebbene il vino racconti già in calice molti dei tratti distintivi di un territorio, avere l’opportunità di conoscere quest’ultimo di persona è un’attività insostituibile, specie se parliamo di una realtà come l’Etna, un vulcano attivo dalle caratteristiche uniche al mondo». A parlare è Antonio Benanti, che ci spiega come la sua azienda (tra le prime a far conoscere l’Etna Rosso nei contesti internazionali) stia sviluppando un programma “eno-culturale” basato su un’idea tout court di valorizzazione della nostra terra. «Toccare con mano il nostro palmento settecentesco, la vigna centenaria e visitare i nostri vigneti su diversi versanti del vulcano – continua – è un’esperienza che lascia il segno». L’Azienda, che produce circa 150.000 bottiglie l’anno propone un percorso di alto livello e, nonostante il costo delle degustazioni sia superiore alla media etnea, il calendario delle visite è piuttosto fitto. Innalzare ulteriormente il livello di questa esperienza, tuttavia, significa anche avere un’idea di ampie vedute, che faccia trasparire un cambio di mentalità. «Recentemente – racconta ancora Benanti – abbiamo cambiato il nostro contratto di fornitura elettrica e oggi utilizziamo solo energia proveniente da fonti rinnovabili. Stiamo anche integrando nel nostro parcheggio una postazione di ricarica per auto elettriche». L’idea è quella di trasmettere un messaggio chiaro: «oltre a seguire buone pratiche in vigna e in cantina, per cui – ad esempio – il nostro vino è prodotto senza utilizzo di elementi chimici, ciò che dobbiamo cambiare è il modo stesso di prenderci cura della nostra terra, per cui anche il più piccolo dettaglio va curato con grande attenzione».

L’infiorata di Noto

LA FAMIGLIA MODICA A NOTO: DALLE TONNARE AL VINO. Tra i padiglioni di Vinitaly abbiamo fatto sosta anche allo spazio delle “Cantine Modica”, guidate da Felice Modica e da suo figlio Alessandro. «Quando si parla di enoturismo – racconta quest’ultimo – una delle cose più importanti è saper raccontare la nostra storia. In questo senso, nel 2006 abbiamo allestito nella nostra cantina, sita nella via della celebre “Infiorata”, un piccolo museo che racconta la storia della famiglia, che in passato ha gestito le tonnare del territorio circostante come quella di Vendicari, e della contrada Bufalefi, celebre per la produzione di Nero D’Avola». Ideale punto di partenza per la visita dell’hiterland – Ispica, Pachino, Rosolini, Siracusa – la casa museo ha dal 2009 uso di cucina. Durante le degustazioni da non perdere “Dolce Noto”, un Moscato di Noto Doc adatto ad accompagnare dolci al cucchiaio e a base di frutta.

GLI EVENTI E L’IMPATTO SUL TERRITORIO: In che modo il mercato enoturistico può impattare sulla vita di una piccola cittadina? «Per un territorio come il nostro – spiega Vincenzo Lotà, sindaco di Menfi, cittadina di 12.000 abitanti in provincia di Agrigento – vocato da secoli alla viticultura, il turismo enologico e rurale rappresentano una grande risorsa. Per questo abbiamo deciso di presentare qui a Vinitaly la ventiduesima edizione di Inycon, la nostra festa del vino, inserita nella shortlist degli eventi ad alta rilevanza turistica della Regione Sicilia». L’evento è un buon esempio di connubio tra pubblico e privato e coinvolge le realtà più varie: dall’Assessorato Regionale al Turismo a “Slowfood”, dal “Distretto del Vino e dei Sapori di Sicilia” a “Cantine Settesoli” e “Sistema Vino”. «La nostra non sarà solo una convention per addetti ai lavori, ma una grande festa – continua il Sindaco – con degustazioni, dialoghi e spettacoli. Sarà per noi un modo di aprirci al mondo».

UN’OPPORTUNITA’ LAVORATIVA CONCRETA PER I GIOVANI. Tra le problematiche per lo sviluppo dell’enoturismo in Sicilia vi sono senza dubbio quelle strutturali (come collegamenti e trasporti) e comunicative (in molte parti dell’isola l’inglese sembrerebbe ancora un tabù), ma a rallentare lo sviluppo del settore è anche la poca disponibilità di personale altamente specializzato. Vanno in questa direzione i due master proposti dall’università di Palermo: in “Hospitality management, foodbeverage” (realizzato collaborazione con la Florida International University) e “Manager del settore vitivinicolo”, ormai proposto da tredici anni. A fare la differenza potrebbero quindi essere le nuove generazioni, che in un mondo globale potranno trasformare storia e tradizioni della loro terra in opportunità che la proiettino verso il futuro.

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