Enoturismo? Emozione per tutto l’anno Come il Parlamento può …

BUONGUSTO – Un calice, un vitigno, simboli di un territorio dalle bontà variegate come un arcobaleno. Benvenuti nell’Italia del vino, dove l’enoturismo punta su nuovi orizzonti.

Ma in che direzione sta viaggiando il Belpaese? Lo abbiamo chiesto al senatore Dario Stefàno che, proseguendo nel suo impegno di valorizzazione della viticoltura italiana, da mesi lavora sul suo Ddl Enoturismo.

«Il Testo Unico ha rappresentato un primo traguardo per un settore vivace. Nonostante sia stato introdotto e riconosciuto il concetto di enoturismo, nel TU è stata un po’ sacrificata la dimensione reale dell’attività enoturistica», dice il sen. Stefàno. Il report del Movimento Turismo del Vino evidenzia 2,5 milioni di fatturato e circa 13 milioni di arrivi nelle cantine italiane. «Cifre importanti: da qui l’esigenza di un testo ad hoc per costruire un quadro di riferimento normativo in sintonia con quanto già realizzato in Parlamento e con gli obiettivi dei PSR regionali».

Che ostacoli dovrà ancora superare il Ddl enoturismo? «Il testo sull’enoturismo era molto atteso da operatori e associazioni di settore che hanno condiviso, dall’inizio, i suoi contenuti, come sta accadendo in questa fase emendativa. Si potrà arrivare in tempi rapidi all’approvazione – prevede Stefàno – come è avvenuto per il Testo Unico del Vino, con impegno unanime e trasversale».

La nuova frontiera dell’enoturismo italiano può essere il Mezzogiorno? «Lo straordinario fermento in atto oggi in Puglia è frutto di una scommessa che abbiamo vinto come sistema, quando abbiamo programmato un percorso investendo sui tratti identitari e sulla qualità. Una scelta coraggiosa abbracciata insieme a noi, anche dalle organizzazioni del settore, dalle cantine e dagli operatori del turismo con il grande supporto del Movimento Turismo del Vino. La Puglia ha conquistato protagonismo e credibilità internazionale, e non sbaglio – afferma il senatore Stefàno – se dico che nessuno ci avrebbe creduto prima. Ma guai adesso a sedersi sugli allori. I risultati di oggi sono frutto delle scelte di qualche anno fa. C’è ancora tanto da fare per evitare regressioni e continuare a crescere ancora».

E in Italia, che enoturismo si prospetta? «Dobbiamo arrivare ad offrire una filiera robusta e affascinante che sappia raccontare il nostro vino, dalla sua componente minerale a quella culturale. Quindi, occorre ampliare, da una parte, l’offerta turistica per poter contare su una platea sempre più ampia di winelovers e, contestualmente, irrobustire la cultura enologica investendo in formazione e istruzione. Il mio impegno è in questa direzione».

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