Cantine Florio: dai Mille ai… 53.000 dell’enoturismo

di Massimo Arcidiacono

Dall’assolato giardino interno si vede il Mediterraneo. È lì a pochi metri, verrebbe voglia di toccarlo. Qui, dove la Sicilia ha la sua punta estrema a Occidente, nei giorni di vento la brezza marina entra dall’antico portone, si spande tra le navate del baglio fatto costruire nel 1832 da Vincenzo Florio e risale. Dal pavimento in battuto di polvere di tufo alle ampie arcate delle grandi Cantine (oltre 40 mila metri quadrati di superficie) che custodiscono 1400 caratelli e 600 botti in rovere scuro di Slavonia (quelle con decenni alle spalle) o in rovere bianco francese (le nuove arrivate). In questo edificio ancora oggi si producono – con modalità in sostanza immutate – due milioni di bottiglie all’anno di marsala, il famoso vino liquoroso.

Quando nel 1998 l’Ilva acquisì le Cantine Florio di Marsala, il primo atto compiuto fu proprio quello di ristabilire l’antico pavimento in “battuto”, smantellando il cemento, per tornare alla cura a mano con scope di giunco. È proprio la commistione di condizioni climatiche, materiali e legni pregiati, infatti, a consentire il miglior invecchiamento del marsala. “Il suo potenziale – spiega Maria Elena Bello, dello staff hospitality – è quello di migliorarsi in botte. L’ossigeno che in altre cantine e per altri vini è il nemico numero uno, per il marsala è un beneficio. Nessuna botte qui è chiusa ermeticamente”.

E più passa il tempo, più il marsala si affina. Il Vecchio Florio (il marsala Vergine) rimane in botte minimo cinque anni; il Terre Arse almeno otto, “mentre ci si può permettere di lasciare invecchiare il Baglio Florio, una Riserva, oltre dodici anni” dice ancora Maria Elena.

Plotoni di croceristi raggiungono le Cantine da Palermo con metodica frequenza, pronti a un viaggio nella storia: quella che si respira nel baglio, dove ancora fanno mostra di sé fucili e cimeli dei garibaldini. La spedizione dei Mille prese avvio proprio da Marsala e i Florio le diedero sostegno. Il numero degli enoturisti qui è in continua crescita, il 2015 si è chiuso con oltre 53 mila presenze, il 15% in più rispetto al 2014. Negli ultimi anni, d’altronde, non sono mancati gli investimenti e le Cantine si sono arricchite di una moderna sala di degustazione di 300 metri quadri ricavata in una delle navate in tufo, di una nuova enoteca dove l’anno scorso sono state acquistate 48 mila bottiglie di vino e della Terrazza Florio affacciata sul mare e teatro di feste e convention. Insomma, una piccola industria della winery hospitality, che dà lavoro a 25 persone e nel 2016 punta a superare il milione di euro di fatturato. Anche grazie al moderno cinema in 4D da 48 posti (solo due in Sicilia, l’altro è in un parco divertimenti nel Catanese) appena inaugurato, dove s’indossano gli occhialini per ripercorrere la storia del vino, mentre gli spruzzi del mare in tempesta bagnano il viso, soffia il vento e le poltrone tremano ai rimbrotti dell’Etna.

La prossima edizione di Cantine Aperte, domenica 29 maggio, sarà la prima occasione per scoprire la novità. E non solo: visite guidate gratuite, laboratori tecnici a numero chiuso e degustazioni di vini e tipicità gastronomiche (ma solo su prenotazione).

Pin It

Comments are closed.